I Parchi Geominerari
 
 
 
 

In Quest’articolo leggerai di come le miniere dismesse, siano diventate Parchi Geominerari, aprendo le loro gallerie alle visite dei turisti.

Vi starete chiedendo come possa trovare posto un articolo dedicato alle miniere, all’interno di un sito internet che tratta argomenti, legati all’avventura, viaggi, sport estremi ecc. Vi dico da subito che quest’argomento non è assolutamente fuori luogo.

Negli ultimi decenni, smesso il lavoro estrattivo, in particolar modo di carbone, le miniere sono state riconvertite per usi turisticiSono così nati i Parchi Germinerari, alcuni siti sono di assoluto valore, storico e turistico. Un nome tra tutti:
Porto Flavia in Sardegna,
nella zona dell’Iglesiente.

PORTO FLAVIA

               

Sulla costa sud-occidentale della Sardegna, non distante da Iglesias, si può visitare  l’ex struttura mineraria di Porto Flavia, facente parte del complesso estrattivo di Masua, dove si estraevano piombo, zinco e argento.

Porto Flavia, che si affaccia sul mare, non è una ex miniera, bensì una galleria di 600 metri di lunghezza, scavata nella roccia che sbuca direttamente sul mare nella zona antistante lo scoglio del Pan di Zucchero, e serviva per caricare  il minerale direttamente sulle navi.

Il Pan di Zucchero  è un faraglione che si erge dal mare per 132 metri. È il più grande scoglio monolitico presente in Europa, staccatosi dalla vicina scogliera milioni d’anni fa.

Porto Flavia fu realizzata nel 1924 quando le miniere della zona erano di proprietà Belga (ditta Vielle Montagne) per opera dell’ing. Cesare Vecelli che diede al complesso il nome della figlia primogenita, Flavia.
Prima di questa galleria il materiale estratto a Masua era portato da carri fino alla vicina spiaggia, da qui caricato con ceste portate a spalla dagli operai di Carloforte chiamati “galanzè”, sulle bilancelle, piccole barche di 20 – 30 tonnellate a vela latina. 
Erano l’ideale per il trasporto del minerale perché avevano un ridotto pescaggio  e riuscivano ad attraccare nei piccoli porti della zona, cosa che non era possibile con i grandi Piroscafi. Il minerale caricato era trasportato all’isola di San Pietro, distante circa dieci miglia, immagazzinato, per poi essere nuovamente caricato sui Piroscafi diretti alle fonderie di tutta Europa.

La realizzazione di Porto Flavia rappresentò una svolta notevole per il polo estrattivo del Sulcis Iglesiente. Era anche uno dei pochi esempi al Mondo di miniera dove era possibile caricare direttamente  il minerale estratto sulle navi.
Quest’opera d’ingegneria mineraria fu realizzata  in due anni di lavoro, di giorno e notte, in condizioni di precaria sicurezza  con l’uso di candelotti di dinamite. Scavando nella montagna antistante  al Pan di Zucchero, due gallerie sovrapposte.
I minatori accese le micce correvano a ripararsi in una stanza (ancora visibile) scavata nella roccia. Dalla galleria superiore (quota 37 metri sul livello del mare) arrivava il minerale portato da un piccolo trenino, ed era stivato in nove silos di grandi dimensioni variabili dai 4 metri per 8 di diametro, e un’altezza di circa 20 metri.

Dalla galleria inferiore
(16 metri sul livello del mare) usciva un braccio di una gru con un nastro trasportatore tramite il quale il minerale era caricato direttamente nella stiva delle navi sottostanti, protette dalle intemperie del Pan di Zucchero.
Completato il carico della nave, la gru col nastro trasportatore rientrava in galleria e un portellone richiudeva l’uscita verso il mare.

Con Porto Flavia si raggiunsero due scopi: il carico della nave era fatto in uno o due giorni, e non più in 7-8 com’era fatto prima. Il materiale poteva essere stivato in qualsiasi condizione meteo perche la nave era protetta dal Pan di Zucchero.
Il lato negativo della realizzazione di Porto Flavia, fu la perdita del lavoro da parte della gente di Carloforte che un tempo caricava e trasportava il minerale con le proprie barche.

Le prime notizie dell’estrazione del minerale in questo luogo, risalgono al 1614, in seguito si alternarono diverse proprietà, fino alla gestione di una società Belga, come esposto prima. Nell’estrazione del minerale vi fu una sola sosta (prima dell’esaurimento del minerale), e fu nel periodo bellico che va dal 1940 al 1945. Con la fine della 2° guerra Mondiale riprese l’attività nelle vicine miniere per concludersi attorno al 1960.

La visita al complesso minerario di Porto Flavia e molto interessante, e dal mare si ha una bellissima vista della piccola torretta sotto cui sostavano le navi durante il carico. Visitare questo sito di archeologia industriale è possibile grazie alla società IGEA, con guide esperte, alcune delle quali ex minatori.
Vi accompagneranno all’interno delle gallerie, non prima di avervi dotato di casco protettivo e torcia.

Per maggiori informazioni: sito internet: http://www.igeaspa.it/


CAPOLIVERI


Trasferiamoci ora all’Isola d’Elba, da sempre sfruttata per il suo minerale, carbone e ferro in primis.
Qui nel comune di Capoliveri, sul monte Calamita si può visitare (accompagnati da guide) una bella miniera chiamata del Ginevro da cui si estraeva la magnetite, da cui si ricava il ferro.

                   



Arrivati alla miniera, si vedono nel piazzale i mezzi usati per trasportare il minerale alla laveria, piccoli vagoncini, camion ecc. Poi si entra nella miniera, dove il tempo sembra essersi fermato. 
La visita è molto interessante, anche se nei pozzi più profondi non si può scendere per ovvi motivi di sicurezza. Dai cunicoli che s’intravvedono, si può solo immaginare la vastità della miniera del Ginevro. 
Ora chiudete un attimo gli occhi e immaginate il duro lavoro  di questi minatori. Partivano la mattina presto da Capoliveri e percorrevano a piedi i circa 4 km che separano il paese dalla miniera. Poi alla sera dopo una lunga giornata di lavoro rifacevano il percorso a piedi fino a Capoliveri; questo fino a quando in seguito a scioperi ottennero un pulmino che li trasportasse sul luogo di lavoro, era il 1960.
All’interno della miniera vi erano diversi ambianti ricavati nella roccia. Il luogo dove pranzavano, al riparo dalle esplosioni che erano fatte tramite dinamite.

Il lavoro estrattivo nella miniera terminò nel 1982, ora questo sito minerario, esempio di archeologia industriale, è diventato una meta di visita per quanti soggiornano all’isola d’Elba.

            




Quelle elencate poc’anzi sono solo due delle tante miniere che si possono visitare nel nostro paese, molte delle quali ubicate in Sardegna.
Prossimamente vi farò conoscere le tante miniere aperte al pubblico, la storia delle medesime, come si svolge l’escursione nel loro interno, come raggiungerle e tante altre informazioni su questi.

Miniere e Musei Minerari 

Toscana, Abbadia San Salvatore, Parco Museo Minerario: http://www.museominerario.it/
Toscana, Massa Marittima (Gr), museo della miniera di Massa Marittima:
http://www.coopcollinemetallifere.it/musei/MASSA-MARITTIMA-Museo-della-Miniera
Trentino Alto Adige, Ridanna Monteneve: http://www.ridanna-monteneve.it/
Piemonte, Fornarelli Magugnaga (VB), http://www.minieradoro.it
Sardegna, Località Masua - Nebida-Iglesias (Ca), Porto Flavia:  http://igeaspa.it/igea/visite/pflavia.html
Sardegna, Bugerru (Ca), Galleria Henry:  http://igeaspa.it/igea/visite/ghenry.html
Toscana, Gavorrano (Gr ), miniera Ravi: http://www.museidimaremma.it/it/museo.asp?keymuseo=10



Le foto di Porto Flavia sono tratte dal sito http://www.lionclubiglesias.it/
Mentre questo video è stato realizzato dal G.S di Gonnesa








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