SAN LEO In questo articolo potrai conoscere la storia di San Leo e del suo più illustre “ospite”, il Conte Cagliostro, nonché le cose da visitare. Esperienze personali riportate nel “diario di viaggio” e tante altre notizie e curiosità
   
   
     
     

La  Fortezza di San Leo è la più conosciuta e visitata tra quelle del “Montefeltro”. La rocca svetta in posizione dominante sulla sommità di una montagna rocciosa, sovrastante l'abitato omonimo e la vicina valle del Marecchia. La strategica posizione politica di San Leo, nell'ambito di un territorio di confine lungamente conteso, favorì l’edificazione di una piazzaforte tra le più importanti d'Italia, spesso portata come esempio di inespugnabilità.
Il luogo fu sfruttato fin dal Medioevo, ma le forme dell'attuale forte risalgono al XV secolo. Federico da Montefeltro fece realizzare una serie di opere difensive, quasi certamente progettate Francesco di Giorgio Martini.
La fortezza si articola su tre distinti livelli, varcato l’ingresso dove è posta la biglietteria, ci si trova nella prima piazza d’armi di piccole dimensioni rispetto alle atre due. Assieme alla seconda e terza piazza, erano il fulcro del sistema difensivo del forte di San Leo escogitato dall’architetto Giorgio Martini, nella seconda metà del 400.
Scendendo a sinistra (nel primo torrione) delle fortificazioni, rivolte verso il paese, è possibile vedere come erano costituite le postazioni di difesa, nonché le armi impiegate nel periodo rinascimentale. Saliti alla seconda piazza d’armi, il progetto dell’architetto militare Giorgio Martini diventa chiaramente visibile: ideò la doppia cortina tesa in punta fra i due grandi torrioni circolari.
Le fortificazioni erano costruite in modo da avere una risposta al fuoco nemico, che potesse garantire direzioni di tiri incrociati. Da qualunque parte il forte venisse attacco.
Ai lati della rocca era posizionata l’artiglieria, mentre le vie di accesso, fuori dalla portata dei cannoni nemici, erano protette da avamposti militari. Attraverso una scalinata che parte dal secondo piazzale e varcata una porta gotica, si arriva nel terzo piazzale. Assomiglia ad un cortile d’onore che si apre sulla residenza ducale, nel periodo in cui il forte non era ancora impiegato come carcere dallo Stato Pontificio. Il piano “nobile” era posto al piano superiore dell’edificio. In basso vi erano il corpo di guardia preposto alla sicurezza del forte e gli ambienti di servizio della corte ducale.
Nella sommità si trova la compatta struttura di un “edificio” dalla forma allungata con un profilo acuminato. La fama della fortezza è anche dovuta a Giuseppe Balsamo (il conte di Cagliostro) che venne imprigionato con l’accusa di essere un eretico. Vi rimase per oltre quattro anni, fino alla morte, avvenuta nel 1795.
Fra le persone famose che passarono per San Leo (il paese si trova ai piedi della rocca) ricordiamo Dante Alighieri che ne parla nella Divina Commedia.
San Francesco si fermò a predicare e qui ricevette in dono il monte della Verna (1213).

-----------Diario di viaggio----------

                                  

Si arrivaa San Leo dopo una serie di curve e all’improvviso si vede, in cima alla montagna, il forte. Adibito a carcere nel periodo in cui il paese faceva parte dello stato Pontificio e nel periodo successivo sotto il Regno d’Italia.
Da questa prospettiva (strada sottostante) non sembra di grandi dimensioni come è in realtà quando lo si visita. Per entrare nel paese che rimane sotto al forte si aggira la montagna su cui sorge, percorrendo una stretta stradina per poi varcare l’antica porta. Solo ora ci si rende conto che alla base del poderoso maniero esiste un paese.
Naturalmente se si arriva da altre direzioni la prospettiva che avremo sarà diversa. Varcata la porta percorriamo la strada principale e poco dopo se vogliamo salire subito al forte con la macchina giriamo in via Giacomo Leopardi (dopo la chiesa votiva dedicata alla Madonna di Loreto). Se invece continuando per la via principale si arriva nella piazza centrale (c’è una fontana) dove all’ombra di una pianta San Francesco predicò agli abitanti di San Leo.
Non lontano dalla piazza, se preferiamo salire a piedi verso il forte (la macchina può essere lasciata nell’apposito parcheggio segnalato) si passa davanti al piccolo pozzo. Qui fu adagiato il corpo di Cagliostro, una targhetta ricorda l’avvenimento. Le guardie Pontificie scese dal forte, sostarono per andare a bere in una vicina osteria, prima di seppellire in un luogo al di fuori del cimitero il “povero” Cagliostro. Non chiese mai perdono al Papa quindi fu considerato un eretico.
Saliti al forte tramite la stradina asfaltata oppure usando il sentiero (non è impegnativo) ci si accorge delle reali dimensioni del forte di San Leo. Per ovvie ragioni strategiche il lato che guarda il dirupo è il meno fortificato, mentre il lato opposto che sovrasta il paese è difeso da alte mura e da due grandi torri circolari.
A lato di una di queste c’è l’entrata attraverso una piccola porta. Questo è l’unico punto in cui il maniero non è a ridosso di profondi dirupi. Quindi era il lato debole in caso di attacco nemico avendo un piazzale sottostante. Varcato l’ingresso dove è posta la biglietteria si accede nella parte inferiore di una della due torri circolari.
Tramite una scala a chiocciola in pietra si scende nelle postazioni che ospitavano alcune armi da fuoco quali piccoli cannoni e moschetti. Nella parte superiore della medesima torre ospita una rassegna di armi antiche, all’esterno della torre si apre un ampio piazzale, quindi passando attraverso altre due porte arriviamo al complesso più visitato di tutto il forte.

 


Posto di guardia

Questa è la stanza usata dalle guardie che sorvegliavano costantemente, il temuto prigioniero Cagliostro. Vi sono piccole finestrelle per vedere ogni angolo della stanza.
Nel pavimento è visibile una botola, attraverso la quale fu calato nella cella sottostante, essendo priva di porte. Sempre da questa “apertura” erano somministrati i pasti al detenuto e non di rado le guardie scendevano nella cella per picchiare Cagliostro, quando dava “segni di insofferenza”.

 


Cella del pozzetto

 

È una delle due celle in cui fu rinchiuso il Conte Cagliostro, questo luogo è anche chiamato “cella del pozzetto” perché la menzionata persona fu calata dall’alto attraverso un pozzetto (botola) dalla stanza del corpo di guardia.
La cella non aveva porte di accesso; quella attuale che permette ai visitatori di accedervi è stata realizzata in tempi successivi alla detenzione di Cagliostro. A parte le piccole dimensioni della cella, colpisce il fatto che l’unica piccola finestrella consente solamente di vedere all’esterno la chiesa di San Leo che sta in basso. Non credo sia un caso…. In passato ho avuto modo di visitare il forte diverse volte, e sempre nella “cella del pozzetto” ho visto sul letto in legno di Cagliostro un mazzo di fiori freschi.
Non so se questo fa parte della “scenografia” del posto. Dalla botola dove fu calato il detenuto veniva pure somministrato il cibo al prigioniero, nella stanza del corpo di guardia vi sono altre feritoie per la visione in ogni parte della cella sottostante.



Celle di punizione

 

Sotto il corpo centrale (edificio) del forte che ospita la “cella del pozzetto” ci sono le celle di punizione. Sono due ambienti ricavati direttamente nella roccia su cui sorge il forte. Qui i detenuti più ribelli venivano incatenati alle pareti. È probabile che questo spazio, prima che la fortezza divenisse carcere pontificio (1631), fosse impiegato come cantina vista la particolare freschezza del luogo.
Questi sono i locali più tetri dell’intero complesso, mancano finestre ed al tempo che ospitavano i detenuti erano buie con infiltrazioni di acqua. Nel forte vi sono altre prigioni come ci si aspetta di vedere ma non sempre sono visitabili.

 

  

EsposizionE di armi

 

Nel corpo centrale del forte c’è un’ampia sala con una ricca collezione di armi risalenti alla 2° guerra mondiale.




San Leo la piazza

                                       

Varcato l’ingresso del paese (tramite un’antica porta), si percorre la via principale. Quindi in brevissimo tempo giunge alla piazza principale di San Leo. Questa “trasmette” un grande senso di tranquillità, come altri borghi Marchigiani poco visitati dai turisti provenienti dalla vicina riviera Romagnola.
Sulla medesima piazza si affaccia la Pieve di Santa Maria Assunta che curiosamente non ha l’entra sulla piazza come sarebbe lecito aspettarsi.
Vicino alla chiesa c’è il palazzo comunale con il relativo ufficio turistico. Sempre sulla piazza si affacciano altri edifici dove si può pranzare oppure prendere un caffè. In uno di questi palazzi storici è posta una lapide che ricorda la presenza in paese di San Francesco d’Assisi che qui predicò e ricevette in dono il monte della Verna. Completa la piazza una bella fontana in pietra ed una pianta uguale (come specie) sotto alla quale Francesco predicò agli abitanti di San Leo. 
Il Municipio del paese è ospitato in un bel palazzo del XVI secolo chiamato Palazzo della Rovere. L’ufficio turistico è ubicato di fianco alla Pieve di Santa Maria Assunta dove è ospitato pure il museo Diocesano.

 

Il Duomo

 

Il Duomo di San Leo è una bellissima chiesa in stile Romanico. Come la Pieve di Santa Maria Assunta la facciata è orientata verso la valle sottostante ma non sono presenti ingressi oppure finestre.
L’accesso avviene tramite una porta nella parte laterale dell’edificio. Il Duomo è stato costruito sulla roccia e lo si nota benissimo sia all’esterno nonché all’interno della medesima costruzione. Infatti, ci sono colonne di sostegno sopra la roccia, ben visibile sotto alle medesime. La chiesa è dedicata a San Leo al cui interno sono custodite le spoglie mortali.
Le colonne interne al Duomo anno come base capitelli scolpiti. Molto bello è quello con i due leoni in pietra. L’altare maggiore è in posizione elevata rispetto al pavimento perché sotto c’è una cripta con il sepolcro di San Leo. La torre campanaria è distaccata dalla chiesa ed è stata costruita sulla roccia in un punto più alto rispetta al Duomo.

 



Pieve di Santa Maria Assunta

 

La chiesa dedicata a Santa Maria Assunta è in stile preromanico. Sebbene l’edificio religioso si affacci sulla piazza principale di San Leo non ha l’ingresso sulla medesima; ma è posto sulla facciata laterale tramite una piccola scala in pietra che” guarda” il vicino Duomo.
Una caratteristica che ho notato nella chiesa è la mancanza di porte o finestre nella facciata “principale”, almeno così sembrerebbe..  che guarda la valle sottostante. Solitamente anno i luoghi religiosi (cristiani) da dove si accede ai medesimi.
Come il Duomo anche questa Pieve è stata costruita sulla roccia sottostante, l’interno appare come un ambiente con poca luce, non vi sono, infatti, le finestre come in altre chiese. L’altare è rialzato e sormontato da un “baldacchino” in marmo in quanto sotto al medesimo c’è una “nicchia” con una statua della Santissima Madonna, la chiesa è stata costruita utilizzando i materiali che la zona offriva ovvero sassi e pietre varie.

 

San Leo, il belvedere

                                                                            

Un punto molto panoramico oltre il forte è il cosiddetto “belvedere”, un piccolo prato con un monumento centrale dedicato ai caduti di guerra. Si raggiunge questo luogo percorrendo fino al suo termine via Toselli (su questa strada si affacciano le due chiese del paese).
Da questo punto si ha una bella visuale sul forte sovrastante e si vede meglio come San Leo è strutturato. Nel punto più alto è stato costruito il complesso “militare”.
Nella parte bassa c’è il paese e nella collina sopra il centro abitato e di fronte al forte ci sono le due chiese ed il “belvedere”. Da qui si ha pure una bella panoramica sulla valle sottostante e sui castelli presenti nella zona come quello di Montebello.

 

 

 

La storia di Giuseppe Balsamo (il Conte Cagliostro)

Un'infanzia difficile

Giuseppe Balsamo nacque a Palermo, il padre Pietro Balsamo era un venditore di stoffe, mentre la madre si chiamava Felicita Bracconeri. Poco tempo dopo la sua nascita il futuro conte Cagliostro perse il padre e fu accolto nell'istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi. Ma spesso da questo collegio fuggì per cui si decise di affidarlo nel 1756 ad un convento di Caltagirone annesso all’Ospedale dello Spirito Santo. Qui Giuseppe apprese le proprietà curative delle erbe medicinali cosa che gli risultò utile in seguito. Tornato a Palermo fu costretto a fuggire dalla città perché si rese responsabile di una truffa ai danni di un orafo. A Messina conobbe un certo Altotas (forse un Greco) con il quale viaggiò in diversi paesi del mediterraneo tra cui l’Egitto.

Il matrimonio

Giuseppe Balsamo nel 1768 si trova a Roma dove il suo temperamento “focoso” lo porta all’arresto per una rissa in una locanda. Viene rilasciato dopo tre giorni di carcere grazie all’intervento di un Cardinale. Il 21 aprile dello stesso anno Giuseppe Balsamo si sposa con Lorenza Serafina Feliciani, una bella ragazza figlia di un orafo. A Roma vive falsificando documenti per cui in seguito ad una denuncia dovrà lasciare la capitale alla volta di Bergamo dove viene nuovamente arrestato. Rilasciato si trasferisce in Francia dove fa la conoscenza di Casanova. Cagliostro lascia la Francia per trasferirsi a Barcellona nel 1769, poi Madrid ospite del marchese Fontanar; lasciata la capitale Spagnola si trasferisce in Portogallo a Lisbona. Qui la moglie Lorenza diventa l’amante di un ricco banchiere. L’anno successivo la coppia parte alla volta di Londra dove vive di espedienti che tra l’altro gli procurano altri guai, cosa che si ripeterà in Francia una volta lasciata la capitale Inglese.

Cagliostro, massone, alchimista, mago

A Londra adottò definitivamente il nome di Alessandro Cagliostro e nel 1777 decise di entrare con la moglie nella Massoneria. Dopo essere ritornato nuovamente in Francia, Lorenza assunse il nuovo nome. Serafina Contessa di Cagliostro, quindi la coppia partì per l’Olanda e altri paesi quali la Germania e Lettonia. La coppia viveva sempre di espedienti e truffe, il Conte Cagliostro si spacciava per alchimista capace di trasformare il piombo in oro… nonché taumaturgo ed altro ancora. Situazioni che gli procurano nuovi guai e fughe improvvise da questi paesi per evitare l’arresto.

Il rito Egizio

A Strasburgo il Conte Cagliostro fa la conoscenza con il Cardinale Francese Luis Renè. Personaggio molto discutibile con un passato di ambasciatore per conto della Francia in Austria. Anni dopo grazie alla consolidata amicizia con il menzionato Cardinale, il Conte Cagliostro cercherà di farsi legittimare dal Papa il proprio “Rito Egizio” (una specie di ordine massonico - religioso) come un qualsiasi Ordine Religioso. Cagliostro si elegge Gran Cofto. Nomina la moglie ora chiamata principessa Serafina e Regina di Saba - Grande Maestra del Rito d'adozione, ovvero una Loggia riservata alle donne. La coppia parte per nuovi viaggi e naturalmente nuove truffe che portano Cagliostro agli arresti e all’incarcerazione alla Bastiglia in Francia il 22 agosto del 1785. Grazie ai migliori avvocati di Parigi viene rilasciato perché assolto dal tribunale ma gli viene “intimato” di lasciare la Francia assieme alla moglie.

Il declino

Raggiunta Londra il Conte Cagliostro deve difendersi dagli articoli del giornale Courier de L’Europe controllato dal governo francese. Sulla stampa vengono scritti numerosi articoli in cui si danno notizie delle numerose truffe da lui fatte in moti paesi europei e della vera identità del medesimo e della consorte. La coppia lascia Londra per raggiungere la Svizzera ma anche qui cominciano nuovi guai per Cagliostro. Grazie ad amicizie influenti può raggiungere Roma ma qui comincia la parte finale della sua avventurosa vita. Viene contattato da due spie dello Stato  Pontificio, che gli chiedono di accoglierlo nella Massoneria. Cagliostro senza sospettare di nulla, gli fece compiere le cerimonie iniziatiche; violando in questo modo la norma dello Stato Pontificio che vietava (pena il carcere e la morte) l'organizzazione di società massoniche.

L’arresto e la condanna.

A Roma la moglie Lorenza denunciò Cagliostro ad un parroco. La denuncia venne trasmessa al Sant’Uffizio però all'ultimo momento, Lorenza si era rifiutò di firmarla, ma venne ugualmente acquisita. La decisione dell'arresto di Cagliostro fu presa dopo una riunione del papa Pio VI con il Segretario. Nella notte del 27 dicembre 1789 Cagliostro viene incarcerato a Castel Sant’Angelo. Le imputazioni contro Cagliostro sono molto gravi: esercizio dell'attività massonica, magia, di bestemmie contro Dio ed altro ancora.

 

Il 7 aprile del 1791 il Sant’Uffizio emise la sentenza:

Giuseppe Balsamo reo confesso è incorso nelle censure e pene tutte promulgate contro gli eretici formali, eresiarchi, maestri e seguaci della magia superstiziosa. A titolo di grazia speciale, gli si commutò la pena di morte nel carcere a vita nella fortezza di San Leo appartenente allo Stato Pontificio. Vi sarà strettamente custodito, senza speranza di un’ulteriore grazia. 
Nella fortezza arriverà il 20 aprile. L’undici settembre viene trasferito dalla misera cella cui era stato assegnato nella peggiore (per timore di una sua evasione) che vi era all’interno del forte chiamata il Pozzetto, perché priva di porta.
Cagliostro fu calato da una botola del soffitto (stanza del corpo di guardia) nella cella sottostante di dieci metri quadrati, munita di piccola finestrella, con una triplice serie di sbarre da cui si poteva solo vedere la chiesa del paese!

La morte di Cagliostro

Solo la morte poté liberare il detenuto dal carcere, e quella arrivò il 23 agosto 1795 quando fu trovato semiparalizzato nel suo tavolaccio. La sera del 26 agosto dopo 3 giorni di agonia fu tolto dalla sua cella per ordine del comandante del forte, e fu trasportato a ponente della spianata della fortezza di San Leo, e qui fu sepolto come un infedele.

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Come arrivare a San Leo:

 

In automobile:
Proveniendo dalla riviera, da Rimini percorrere la strada statale n°258 “Marecchiese”.
Poi al bivio di Pietracuta seguire la segnaletica per San Leo.


Coordinate GPS di San Leo:

Latitudine: 43°53°52  Longitudine: 12°20°49


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